Che Trump ci stia stupendo in negativo era assolutamente prevedibile. Uno poteva sperare che, come nella sua prima amministrazione, (((loro))) sarebbero stati al timone, e forti della loro superiorità intellettuale - riconosciuta tanto dagli amici quanto dai nemici - avrebbero mitigato e/o canalizzato i peggiori istinti trumpiani verso orientamenti più produttivi. Ma la storia ha voluto altrimenti e solo gli stolti si rifiutano di prenderne atto.
Nelle ultime settimane la sua amministrazione è stata al centro di un ennesimo scandalo, che contrariamente agli altri sembra aver fatto almeno un po’ più di scalpore e forse gli ha fatto pure perdere consensi sul suo cavallo di battaglia prediletto, ossia l’immigrazione.
Sebbene la notizia sia stata molto trattata a livello mediatico, quantomeno in USA, a livello locale sembra non aver ricevuto molta risanza. Pertanto, visto che i nostri beneameati professionisti dell’informazione sembrano poco propensi a fare il loro mestiere, toccherà al vostro umile narratore l’onere di riassumere l’antefatto: in breve, le autorità americane hanno arrestato per errore un uomo di origini ispaniche, tale Kilmer Albergo-Garcia, con l’accusa di appartenere a una gang criminale, ed è stato deportato in un campo di prigionia in Salvador, in virtù di un accordo stretto tra Trump e Bukele. Si è poi scoperto che l’uomo non aveva commesso alcun crimine (se non forse quello di avere un nome ispanico) e pertanto la Corte Suprema ha dichiarato il suo arresto illegale, ordinandone il rimpatrio. Ma Trump, a modo tipico suo, se n’è sbattuto e Bukele stesso si rifiuta apertamente di rimpatriare l’uomo. Trump ha poi in seguito rilanciato, affermando che Bukele dovrà costruire altri campi di prigionia perchè invierà altri “criminali”.
Siamo di fronte a una situazione senza precedenti, dove il goveno americano, in combutta con quello salvadoregno, stanno distruggendo in un colpo solo ottocento anni di tradizione giuridica anglosassone. Ma come tutte le cose, anche le più sconce, questo nuovo scenario potrebbe aprire nuove e impreviste opportunità, che potrebbero essere sfruttate alla bisogna. Dopotutto stiamo vivendo in un’epoca dove molte cose che si davano per scontate non lo sono più, e quindi perchè non cogliere la palla al balzo, o come amavano dire certuni un tempo: cavalcare la tigre?
Vi è infatti un elemento positivo nella follia trumpiana, così come ve n’è uno nella scelta propagandistica della Meloni di aprire centri farlocchi in Albania: essi aprono un precedente. Un precedente che può essere sfruttato con la stessa malizia con cui i travaglioidi e gli orsinobarberoidi vari ti spiegano con seriosissimo piglio accademico che Putin può invadere l’Ucraina e fare quello che fa perchè “MUH… E allora Bush e l’Irakkkkk!!!!?????!!!!111”
Riflettiamo, signori. Quante volte ci siamo lamentati che la nostra classe dirigente è composta da individui inetti e incapaci, che avrebbero fatto meno danni se impiegati per pulire i cessi anzichè in rappresentare gli italiani in parlamento? Eppure, nonostante ciò, la classe dirigente continua ad essere composta da individui tristi, inetti, e incapaci, se non nel peggiore dei casi letteralmente e umanamente disdicevoli; gente, cioè, che non vorreste mai si avvicinasse ai vostri bambini, manco per sbaglio.
Ci si chiede quindi come fare a risolvere il perpetuo problema di liberare il paese e l’Europa intera da tutta questa canea di mongospastici. E qui entra in gioco il precedente che Trump e Meloni, sebbene per ragioni di verse, ci offrono. Un precedente che non è altro la restaurazione di un’antica sanzione penale, caduta in disgrazia per questo o quel motivo, comunemente conosciuta come pena dell’esilio.
Questo antico istituto, ha avuto come “vittime” delinquenti comuni e “criminali eccellenti”, da semplici colpevoli di reati d’opinione a condottieri sconfitti, come Dante o Napoleone, gente che ha fatto la storia, e di cui il 90% nostri moderni intellò, politici e generali non arrivebbero manco alla punta dei loro calzini bucati. Se pertanto uomini come questi hanno dovuto scontare la condanna dell’allontanamento perpetuo dalla propria terra e dei propri cari, non si capisce perchè lo stesso contrappasso non si potrebbe applicare a certi personaggi pubblici che mi astengo dal citare.
Ci si potrebbe a questo punto chiedere come? Nell’Antica Roma gli esiliati potevano scegliere di finire a Napoli o a Tivoli; Napoleone venne spedito in un isolotto in mezzo all’Atlantico. Dove potremmo noi piantare un “buen retiro” dove inviare i nostri nobili decaduti vita natural durante?
Tenuto conto del diritto internazionale, della Carta dei Diritti dell’Uomo, e delle condizioni geopolitiche attuali, direi che non possa esserci altra meta se non questa:
Mi si chiederà perchè proprio Israele/Palestina e non in altri lidi già disponibili come l’Albania.
Essenzialmente per due motivi:
L’Albania è troppo vicina all’Italia. Se noi vogliamo evitare che gli esuli riescano a tornare in patria e ricominciare a fare danni, essi devono essere spediti il più lontano possibile.
Per ragioni etnoculturali spirituali. Non so quante volte dovrò ripeterlo, ma ormai è palese che la vera dicotomia in Italia non è tra destra e sinistra, ma tra Israeliani spirituali e Palestinesi spirituali, in cui i primi compongono il 90% della destra elettorale, mentre i secondi il 90% della sinistra elettorale. Pertanto, quale migliore legge del contrappasso se non mandare costoro vita natural durante a contatto coi loro consimili Israeliani e/o Palestinesi?
In fondo non dovrebbe essere difficile. Esattamente come Trump ha stretto un accordo con Bukele e la Meloni con Rama, basterà stringere un accordo col governo Israeliano o l’Autorità Palestinese per prendere in affitto un appezzamento di terra nelle rispettive zone di giurisdizione e lì impiantare il “Buen Retiro” dove esiliare i politici e la casta dannosa che ha ridotto il paese in una bettola del terzo mondo. E saremo molto più umani di Trump, poichè lui sta mandando gente innocente in dei gulag dove i prigionieri sono condannati ai lavori forzati senza giusto processo. Noi invece non li costringeremo a nessun lavoro forzato, semplicemente come Napoleone passò quel rimaneva della sua vita ad ammirare le onde del mare, noi li lasceremo lì ad ammirare i razzi katiusha le dune del deserto.